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In primo piano

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LO YOGA questo universo sconosciuto

Oggi che la parola yoga è entrata a buon diritto nelle case rispetto anche solo a una decina di anni fa chi può dire di non avere mai sentito parlare di Yoga? Difficile…

Molti ritengono poi di sapere con un pò di comprensibile confusione di cosa trattasi… da quello che pensa sia fare tutte quelle mosse strane… da chi lo associa al rilassamento, o allo stare semplicemente a gambe incrociate ad occhi chiusi ricercando il vuoto mentale…

Se poi consideriamo che molti professionisti, medici, psicologi, lo consigliano come terapia complementare, diventa naturale associare a questa parola un elemento di benessere psicofisico.

Ma è davvero così? O soltanto così?

Sicuramente lo Yoga offre concrete risposte alla necessità sempre più diffusa di trovare un pò di pace nel clima frenetico e nevrotico in cui viviamo. Da qui si spiega il successo dello Yoga e il suo stare, ahimè, diventando anche una moda, cosa che purtroppo non fa che confonderne ancora di più la natura. E non si tratta  neanche di aderire a estemporanei clichè… per cui, mi sento di affermare, che per una buona pratica yogica non è assolutamente indispensabile la fontana zen… visto che l’aspetto formale è proprio ciò che lo Yoga si propone di superare…

Per non parlare poi dell’imperversare di stili di yoga diversi, molti dei quali frutto di un’interpretazione dei giorni nostri e che non fanno che esprimere un’overdose di occidentalizzazione.

Non mancano gli articoli reperibili sui social o su riviste specializzate in cui si fa riferimento alla parola yoga come Unione, unione mente corpo, unione fra coscienza universale, Paramatman, e coscienza individuale, Jivatman. E poi che la realizzazione di quest’unione è fonte di armonia e pace. Verissimo… soltanto che pensare di realizzare quest’unione esclusivamente con la pratica di asana (posizioni) o al massimo di pranayama (respirazione yogica) può generare aspettative indebite.

Anche se si tratta di strumenti di indubbia efficacia a livello fisico,  poichè migliorano la circolazione energetica  e  abbassano lo stress inducendo uno stato di maggior rilassamento ed equilibrio emotivo, parliamo pur sempre di strumenti parziali. Nel Raja Yoga, lo Yoga Regale, detto anche Asthanga Yoga, lo Yoga degli otto mezzi, asana e pranayama rappresentano solo due punti e nemmeno i più importanti. Nello specifico, negli  Yoga Sutra di Patanjali,  il riferimento ad asana, è da intendersi come coordinamento e allineamento della personalità affinchè questa possa divenire canale perfetto di manifestazione degli aspetti superiori  e spirituali della coscienza. E quindi la normale identificazione che se ne fa oggi con le posizioni dell’hatha yoga non può essere altro che riduttiva. Il Raja Yoga  indica il percorso di liberazione dell’essere umano che sfocia nel compimento dell’Unione di cui si parlava.

Unione è raggiungere uno stato di coerenza che implica il risanamento della coscienza dai suoi aspetti distruttivi, cosa che  si realizza principalmente fuori dal tappetino avendo inevitabilmente a che fare con l’osservare nel quotidiano i propri comportamenti sostenuti da emozioni e pensieri. A questo proposito strumento d’eccellenza  diventa  la meditazione  perché oltre a favorire il contatto con le energie superiori sviluppa quella percezione che consente a poco a poco di eliminare i filtri con i quali normalmente ci rapportiamo alla vita. Il passaggio da una mente caotica  a una mente che può iniziare a comprendere cosa esiste al di là del velo dei sensi fisici e superare le malie della personalità permette di  entrare progressivamente in contatto con l’essenza che noi siamo, Sat Chit Ananda (Essenza Consapevolezza Beatitudine infinite).

Ci si dimentica però spesso di citare che l’Unione non può esistere senza Amore, per il semplice fatto che si tratta della medesima  cosa. “Quando sorge un pensiero contrario allo Yoga, sviluppare il pensiero opposto”, come suggerisce Patanjali, non va confuso con il pensare in positivo, ma è proprio resettare la frequenza che significa riconvertire consapevolmente un processo più ampio che coinvolge pensiero, parola, azione. Nel  riconoscere la spinta distruttiva e scegliendo  di esprimere l’azione contraria si dà spazio all’Amore.

L’amor che move il Sole e  le altre stelle… è il vero collante dell’universo. E se ogni cosa nell’universo è correlata, il singolo individuo non fa eccezione perché macrocosmo e microcosmo riflettono la medesima equazione. 

Dulcis in fundo… integrando la coscienza si diventa creatori perché è nell’andare verso la nostra Vera Natura  che possiamo cogliere il bello che è in noi realizzando il meglio che possiamo fare.

Monica


Sono dell’opinione che il mondo deve cambiare, forse a qualcuno non importa molto questo… perché si è abituati a restringere la vita al confine di casa propria…

Abituati a vivere l’esteriorità delle cose, presi dalla nostra limitata percezione, presi dai nostri piccoli bisogni, dalle sofferenze, alimentiamo quel bozzolo che ci impedisce di sentire cosa siamo veramente. In realtà noi siamo come anelli di una catena, ciò che succede da una parte si ripercuote inevitabilmente sull’altra, nel piccolo come nel grande, cellule dell’universo, microcosmi nel macrocosmo.

La consapevolezza deve crescere in questa direzione, sentire che siamo uno nel tutto.

E allora forse possiamo comprendere che è inutile pretendere un mondo perfetto fuori di noi se prima di tutto non tentiamo di realizzare una pace possibile in noi.

Ogni situazione difficile, ogni conflitto ci offre l’opportunità di dedicarci al miglioramento di noi stessi… sicuramente le occasioni non mancano!

Dobbiamo essere tenaci nell’esprimere quel proposito che ci consente di affermare la parte migliore di noi stessi. Questa è la vera forza, non certo quella tesa ad affermare il proprio sterile individualismo. Ecco che allora possiamo riconoscerci nell’altro attraverso il rispetto autentico, la tolleranza, e non è una questione di bon ton…

Vedo già sulle vostre bocche una piega … di depressione…, invece dovreste sorridere perché resistere alle tendenze distruttive è lo sforzo che consente di trovare il proprio posto nella vita, comprendere che sei nel posto giusto al momento giusto, serenamente, e non è cosa da poco.

Di cammino un po’ ce n’è… ma si fa, si fa.

Potreste, invece di inseguire quella smania vuota che sarebbe vita, fermarvi a meditare più spesso che potete sul vostro Cuore, lì risiede la Volontà di Essere, il Proposito che ci anima e direi anche… che fa la differenza.

Il vero cambiamento, come dice Massimo Rodolfi, non verrà da un nuovo leader, ma verrà dalla capacità di amare e rispettare la vita…

Con le parole di Gaber… BUON 2015! Monica

 

Se ci fosse un uomo
un uomo nuovo e forte
forte nel guardare sorridente
la sua oscura realtà del presente.

Se ci fosse un uomo…

Forte di una tendenza senza nome
se non quella di umana elevazione
forte come una vita che è in attesa
di una rinascita improvvisa.

Se ci fosse un uomo generoso e forte
forte nel gestire ciò che ha intorno
senza intaccare il suo equilibrio interno
forte nell’odiare l’arroganza
di chi esibisce una falsa coscienza
forte nel custodire con impegno
la parte più viva del suo sogno
se ci fosse un uomo.

Questo nostro mondo ormai è impazzito
e diventa sempre più volgare
popolato da un assurdo mito
che è il potere.
Questo nostro mondo è avido e incapace
sempre in corsa e sempre più infelice
popolato da un bisogno estremo
e da una smania vuota che sarebbe vita
se ci fosse un uomo.

Allora si potrebbe immaginare
un umanesimo nuovo
con la speranza di veder morire
questo nostro medioevo
col desiderio che in una terra sconosciuta
ci sia di nuovo l’uomo al centro della vita.

Un uomo affascinato da uno spazio vuoto che va ancora popolato.
Popolato da corpi e da anime gioiose che sanno entrare di slancio nel cuore delle cose
popolato di fervore e di gente innamorata ma che crede all’amore come una cosa concreta
popolato da un uomo che ha scelto il suo cammino senza gesti clamorosi per sentirsi qualcuno
popolato da chi vive senza alcuna ipocrisia col rispetto di se stesso e della propria pulizia.
Uno spazio vuoto che va ancora popolato.
Popolato da un uomo talmente vero che non ha la presunzione di abbracciare il mondo intero
popolato da chi crede nell’individualismo ma combatte con forza qualsiasi forma di egoismo
popolato da chi odia il potere e i suoi eccessi ma che apprezza un potere esercitato su se stessi
popolato da chi ignora il passato e il futuro e che inizia la sua storia dal punto zero.
Uno spazio vuoto che va ancora popolato.
Popolato da chi è certo che la donna e l’uomo siano il grande motore del cammino umano
popolato da un bisogno che diventa l’espressione
di un gran senso religioso ma non di religione
popolato da chi crede in una fede sconosciuta dov’è la morte che scompare quando appare la vita
popolato da un uomo cui non basta il crocefisso ma che cerca di trovare un Dio dentro se stesso.
… …
Brani tratti da “Se ci fosse un uomo” di Giorgio Gaber
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